Stanchezza Surrenale

La stanchezza surrenale

Le ghiandole surrenali sono deputate alla sintesi di numerosi ormoni definiti steroidi, ma sono anche le ghiandole che regolano la nostra risposta allo stress acuto e cronico. In risposta allo stress acuto, esse liberano catecolamine (adrenalina e noradrenalina) che sono le responsabili della risposta “fight or flight” (“combatti o fuggi”) e forniscono l’energia e l’accelerazione metabolica necessaria per affrontare una situazione di pericolo immediato.

In risposta allo stress cronico, esse producono cortisolo (cortisone) che è fondamentale nel metabolismo dei carboidrati e delle proteine (azione catabolica) ed ha anche una potente azione antinfiammatoria.

Una quantità moderata di stress non ha effetti negativi anzi, è considerata uno stimolo positivo, ma quando lo stress diventa continuo, come spesso capita nella vita frenetica odierna dove si sommano stress da lavoro, famigliare, relazionale, finanziario ed emotivo, il carico per le nostre surrenali diventa eccessivo, e queste iniziano a perdere la loro efficienza.

La stanchezza surrenale è quindi una condizione in cui le ghiandole surrenali funzionano ad un livello sub-ottimale quando il paziente è a riposo, sotto stress o in risposta a stimoli occasionali, intermittenti o continui. La quantità di cortisolo prodotta sarà quindi minore del normale.

L’esistenza di tali stati intermedi di insufficienza surrenalica è praticamente ignorata dalla medicina moderna che riconosce solo il Morbo di Addison (ovvero il completo esaurimento della funzione surrenalica)  mentre era ben conosciuta dai medici del passato che la definirono in vari modi: “Ipoadrenia non-Addisoniana”, “Ipoadrenia subclinica”, “Nevrastenia surrenalica” e “Apatia surrenale”. Nei paesi anglosassoni, e soprattutto negli Stati Uniti, questo stato di parziale insufficienza surrenalica comincia ad essere riconosciuto, almeno nell’ambito della medicina non convenzionale, e viene generalmente definito come “adrenal weakness” (debolezza surrenale), “low adrenal reserve” (scarsa riserva surrenalica) ma soprattutto “adrenal fatigue” (stanchezza surrenale).

Attualmente, le maggiori informazioni su questa sindrome sono raccolte nei libri del dott. James L.Wilson “Adrenal Fatigue , the 21st Century Stress Syndrome” e del Dr.Lam “Adrenal Fatigue Syndrome”  a cui rimandiamo chiunque volesse una trattazione completa di questo problema. Nel libro “Ipotiroidismo, una emergenza ignorata” abbiamo dedicato un intero capitolo alla stanchezza surrenale, alle sue cause, sintomi e trattamento. Qui ci limitiamo a dare una idea del problema e della sua importanza per un buon equilibrio endocrino.

Per capire cosa succede nella sindrome da stanchezza surrenale, ricordiamo brevemente la descrizione delle 3 fasi di adattamento allo stress codificate da Hans Selye nel 1936.

La prima fase di risposta allo stress è quella di allarme in cui l’organismo sottoposto ad uno stimolo (stressor) si attiva in uno stato di allerta (con un aumento del battito cardiaco, della circolazione sanguigna, del respiro, della produzione ormonale) per fronteggiare lo stimolo stesso. Quindi abbiamo un’aumentata produzione e liberazione di catecolamine (adrenalina e noradrenalina) e in seguito di cortisolo.

Se gli stressor permangono si passa alla seconda fase che è quella di resistenza, in cui il nostro organismo funziona ad un ritmo più elevato cercando di mantenere un equilibrio. Se lo stress dura molto a lungo gli ormoni restano sopra i livelli normali ed è soprattutto il cortisolo ad essere prodotto in maggiori quantità. Questo alla lunga porta anche ad una diminuzione dell’attività immunitaria.

Infine, se lo stressor dura abbastanza a lungo si passa alla terza fase, detta di esaurimento, in cui l’organismo non riesce più a difendersi e la naturale capacità di adattarsi viene a mancare; si ha il cedimento delle difese immunitarie e l’organismo, incapace di reagire, si indebolisce favorendo la comparsa della malattia.

A livello delle ghiandole surrenali, se lo stress dura molto a lungo, avremo prima una ipertrofia per compensare l’aumentata richiesta di produzione di steroidi, ma alla fine possiamo avere addirittura una atrofia delle ghiandole stesse quando, non riuscendo più a soddisfare le aumentate richieste, queste avranno perso o notevolmente ridotto la loro capacità di produzione degli ormoni stessi.

Dal punto di vista biochimico tutti gli ormoni steroidi prodotti dalle surrenali (cortisolo, androgeni ed estrogeni) derivano dal colesterolo, passando attraverso dei composti intermedi (che hanno comunque anche una loro attività specifica) come il pregnenolone e il DHEA (deidroepiandrosterone).

Durante la stanchezza surrenale, almeno nella fase di resistenza se questa è prolungata, l’eccessiva richiesta di cortisolo sottrae buona parte del pregnenolone dalle sue normali vie metaboliche per dirottarla verso la sintesi del cortisolo. Questo può creare una diminuzione dei livelli degli altri steroidi, soprattutto progesterone e testosterone. Questa particolare alterazione delle vie metaboliche della sintesi degli steroidi viene definita “furto del pregnenolone”.

Nelle prime fasi della stanchezza surrenale la secrezione di cortisolo è alta perché il corpo cerca di neutralizzare lo stress producendo una maggiore quantità di questo ormone. Un eccesso di cortisolo avrà comunque molti effetti indesiderati, soprattutto nelle donne. Ad esempio il cortisolo tende a bloccare i recettori del progesterone rendendoli meno sensibili al progesterone stesso. Inoltre, per il fenomeno del “furto del pregnenolone”, meno progesterone verrà prodotto per produrre più cortisolo. Ma una insufficienza di progesterone può provocare anche uno squilibrio nel rapporto fra progesterone ed estrogeni con un eccesso relativo di questi ultimi, creando quella situazione che viene definita come “dominanza estrogenica”, problematica che è più di pertinenza dei ginecologi esperti di ormoni bioidentici.

La stanchezza surrenale può avere vari  fattori predisponenti:

  • Studenti che lavorano per mantenersi agli studi
  • Genitori single
  • Madri con più figli e senza alcun supporto da parte della famiglia o degli amici
  • Persone che hanno una vita matrimoniale infelice
  • Dipendenti insoddisfatti del lavoro e che lavorano in condizioni stressanti
  • Lavoratori autonomi con un’attività appena iniziata o che richiede un impegno estremo
  • Lavoratori che effettuano turni di notte che quindi devono cambiare spesso i ritmi del sonno
  • Essere ipotiroidei da molto tempo (ma mai diagnosticati a causa di un TSH normale)
  • Essere ipotiroidei da tempo ma trattati solo con T4 (che può lasciare il paziente comunque clinicamente ipotiroideo)
  • Coloro che abusano di alcool o droghe
  • Persone che vivono solo per il lavoro, senza svagarsi mai

Poi ci sono alcuni stili di vita che facilitano la debolezza surrenale, ed infine ci sono le cause scatenanti, le più comuni fra le quali sono:

  • Forti traumi emotivi (morte di una persona cara, divorzio, ecc)
  • Perdita del posto di lavoro
  • Cambiamento improvviso della propria condizione finanziaria
  • Essere sottoposti a forte pressione o a frequenti crisi al lavoro e/o a casa
  • Trasferimento senza il supporto di famiglia o amici
  • Importanti interventi chirurgici con lento recupero
  • Infezioni delle vie respiratorie frequenti o prolungate
  • Ustioni importanti (incluse quelle severe da sole)
  • Trauma cranico
  • Esposizione importante e prolungata a sostanze chimiche (incluso alcool e droghe)

Sintomi della stanchezza surrenale

  • Difficoltà ad alzarsi al mattino, nonostante un adeguato numero di ore di sonno
  • Stanchezza continua non alleviata dal sonno (il sonno può non essere buono)
  • Mancanza di energia soprattutto al mattino fino alle 10 e il pomeriggio fra le 15 e le 16. Temporaneo miglioramento dopo le 18 e la cena. Frequente stanchezza fra le 21 e le 22 ma spesso con tendenza a resistere ad andare a letto
  • Freddolosità (ma ci può essere anche ipersensibilità al calore)
  • Temperatura corporea bassa
  • Desiderio forte di sale o cibi salati, di cibi dolci, grassi e proteici
  • I sintomi peggiorano se si salta un pasto, mentre c’è un miglioramento rapido ma di breve durata dopo aver mangiato
  • Bisogno di caffé o altri stimolanti per affrontare la giornata
  • Anche i normali impegni quotidiani richiedono uno sforzo notevole
  • Ridotto interesse per il sesso
  • Ridotta capacità di sopportare e gestire lo stress
  • Miglioramento riducendo lo stress, ad esempio in vacanza
  • Tendenza a tremare se sotto pressione
  • Giramenti di testa alzandosi rapidamente
  • Difficoltà di concentrazione, mente un po’ annebbiata
  • Calo della memoria
  • Apprensione, ansietà
  • Nervosismo, irritabilità, diminuita tolleranza, gli altri sembrano più irritanti del solito
  • Lieve depressione, apatia, incapacità di godere delle gioie della vita
  • Palpitazioni
  • Sindrome premestruale importante, mestrui spesso abbondanti, a volte si interrompono o quasi al 4° giorno per poi riprendere il 5° o il 6° giorno
  • Frequenti malattie respiratorie e tempi molti lunghi per guarirne
  • Predisposizione alle malattie infiammatorie
  • Facilità alle allergie
  • Dispepsia, cattiva digestione (spesso per scarsa produzione di acido cloridrico nello stomaco e di enzimi digestivi nel pancreas)
  • Ipoglicemia
  • Alternanza di diarrea e stitichezza (“colite”)
  • Ipotensione arteriosa con possibilità di svenimenti
  • Costituzione snella e longilinea (habitus astenicus), ma anche nelle persone più basse e robuste ci può essere qualche segno particolare e indicativo come l’indice più lungo dell’anulare, o il secondo dito del piede più lungo dell’alluce, collo, braccia e gambe abbastanza lunghi e apertura delle braccia maggiore dell’altezza.
  • Aspetto prevalente: biondo con occhi azzurri o capelli rossi. Guance incavate.
  • Capelli fini o caduta dei capelli.
  • Peli scarsi sul corpo, soprattutto nella zona del pube e delle ascelle (nella donna) e nella parte inferiore delle gambe (nell’uomo)
  • Pelle pallida, sottile e secca, a volte squamosa. Macchie scure. Si abbronza facilmente. Vitiligine.
  • Cerchi scuri sotto gli occhi (occhiaie), iperpigmentazione nelle zone esposte alla luce, soggette a frizione e nelle pieghe (non frequente)
  • Palmi e polpastrelli arrossati, palmi freddi e umidi
  • Caduta dei capelli senza causa apparente
  • Riflessi tendinei profondi spesso esagerati
  • A volte infiammazione delle linfoghiandole del collo
  • La dentizione può mostrare “affollamento” dei denti nella mandibola e volta del palato piuttosto alta
  • Dolore o sensibilità nella regione delle surrenali alla pressione (segno di Rogoff)
  • Urinazione molto frequente con piccole quantità o rara per grandi quantità
  • La persona non sta bene nel caldo estivo, in particolare con caldo, molta umidità e bassa pressione atmosferica
  • Scarsa sudorazione (eccetto ascelle, mani e piedi)
  • Gonfiore alle caviglie e alle dita.

Come già detto per l’ipotiroidismo, anche diversi sintomi della stanchezza surrenale potrebbero avere altre cause, e inoltre come si può notare una buona parte di questi si sovrappongono a quelli dell’ipotiroidismo stesso (anche perchè è abbastanza frequente che queste due problematiche si presentino associate).

Diagnosi e trattamento

La diagnosi della stanchezza surrenale va effettuata da un medico competente che si basa sui sintomi e segni del paziente, sulla raccolta di dati quali le risposte ad un questionario specifico, alcuni semplici test “biofisici” che si possono fare in ambulatorio o a casa ed una particolare metodica di rilevamento della temperatura corporea (tutti questi sono illustrati nel capitolo sulle surrenali del libro “Ipotiroidismo” e non staremo a ripeterli qui).

Riguardo al laboratorio, l’esame più attendibile è il dosaggio del cortisolo nella saliva fatto in 4 diversi momenti della giornata che consente di valutare se il profilo di secrezione del cortisolo è normale o alterato. Il semplice prelievo di sangue al mattino per il dosaggio del cortisolo è molto meno indicativo a questo scopo.

La terapia della stanchezza surrenale può comprendere integratori (vitamine e minerali), fitoterapici ad azione adattogena (ashwaganda, rhodiola, liquirizia, eleuterococco, tulsi, ecc) e supplementi di  estratto di corteccia surrenale. Nei casi più seri si dovrà ricorrere al cortisolo (bioidentico) a dosi fisiologiche suddivise in 3-4 somministrazioni durante la giornata, per cercare di riprodurre il più possibile il ritmo naturale di secrezione del cortisolo. Naturalmente anche la prescrizione della terapia più adatta ad ogni singolo caso va riservata ad un medico esperto nell’equilibrio ghiandolare e nell’uso di ormoni bio-identici.

Bibliografia:

James L. Wilson, MD – Adrenal Fatigue: The 21st Century Stress Syndrome – Smart Publications, 2002 (con oltre 150 referenze scientifiche)

Michael Lam, MD – Adrenal Fatigue Syndrome – Adrenal Institute Press, 2012 (con oltre 180 referenze scientifiche)

John W. Tintera, MD – The Hypoadrenocortical State and its Management – New York State Journal of Medicine, 55 (13): 1-14 , 1955

William McK.Jefferies, MD – Safe Uses of Cortisol – Charles C. Thomas Publisher; 3° ed. 2004 (con oltre 240 referenze scientifiche)

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